giovedì 26 gennaio 2017

NON DIMENTICARE ... MAI


LA FARFALLA

L'ultima, proprio l'ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L'ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell'altra volta fu l'ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.


Pavel Friedman è nato a Praga il 7 gennaio 1921.  E' stato prima deportato a Terezin  e poi trasferito nel campo di sterminio di Auschwitz dove è morto il 29 settembre 1944



In Boemia a Terezin, poco lontano da Praga, c’era una fortezza del XVIII secolo, isolata…

Nel 1939 i Tedeschi occuparono Praga…

A Terzin, la fortezza divenne un ghetto dove rinchiudere gli Ebrei…

Inizialmente a Terezin vennero deportati gli Ebrei anziani tedeschi, poi gli Ebrei tedeschi importanti, privilegiati: musicisti, pittori, attori, cantanti, scienziati …

Nell’estate del ’43 Terezìn divenne il ghetto dell’infanzia…

Arrivò un treno speciale con 1196 bambini, venivano dalla Polonia e avevano visto i tedeschi uccidere i loro genitori…

Avevano visto le atrocità di cui i tedeschi erano capaci…

Avevano un aspetto orribile: erano sporchi, senza scarpe, ammalati, affamati…

Vennero isolati in baracche fuori dal ghetto, nessuno poteva avvicinarli…

Poi un giorno vennero deportati ad Auschwitz e furonotutti uccisi.



I bambini a Terezìn lasciarono i loro disegni e le loro poesie, oltre 4000 testimonianze di paure e speranze. Questi disegni sono oggi custoditi nel Museo Ebraico di Praga.



Proprio in relazione a questo, pubblico qui sotto il link per scaricare un bellissimo filmato, realizzato alcuni anni fa, dai ragazzi dell'allora seconda F della Scuola Secondaria di Primo Grado Filippo Turati di Canzo e dalla loro insegnante,                                                                      la professoressa Monica Valsecchi, mia cara amica, che ringrazio.


VOCI DA TEREZIN






Concludiamo la riflessione con questo interessante filmato, una bella metafora trasformata in fiaba: 

sarebbe bello bambini leggere i vostri commenti, le riflessioni e i pensieri su questo triste momento della storia che certo toglie il fiato, ma che non possiamo permettere che annulli il ricordo e cancelli la parola...




"Shoah" di Giuliano Parodi
UN ALTRO FILMATO DELICATISSIMO:




LINKS UTILI




Alcune indicazioni per la didattica della Shoah

1 – Evitare la rappresentazione realistica dell’orrore. Utilizzare invece le rappresentazioni mediate, offerte da monumenti, musei, testi letterari, opere d’arte.
2 – Evitare resoconti troppo analitici e raccapriccianti.
3 – Evitare quindi anche il racconto di eventi, che possano essere troppo persecutori.
4 – Adeguare le proposte alle possibilità di comprensione e di empatia degli allievi, che sono variabili in funzione dell’età e della maturità psicologica.
5 – Favorire lo sviluppo di somiglianze e differenze con i perseguitati di allora: in questo ambito possono darsi dei processi di identificazione e a questo scopo si possono usare le storie delle vicende di bambini (quali quelle raccontate da Lia Levi) o di ragazzi, per quegli aspetti meno angosciosi e più comprensibili: ad esempio, il dover celare la propria identità, il dover trovare un rifugio per nascondersi, l’essere costretti a lasciare la propria casa e affrontare delle fughe un po’ avventurose.
6 – Far vivere in modo reale qualche aspetto della discriminazione: quella che è sempre in agguato in qualsiasi gruppo nei confronti dei diversi o in generale del gruppo estraneo, ed ha luogo facilmente anche nei gruppi di bambini piccoli, oltreché di ragazzi. Va anche ricordato che c’è stato qualcuno che si può avvantaggiare (economicamente o socialmente: v.esclusione dalle scuole, dalle università, dagli uffici pubblici) della discriminazione contro gli ebrei o altri diversi
7 – Collegare questa esperienza alle discriminazioni di allora e di adesso, nei confronti degli ebrei, ma anche degli altri, attuali “diversi”.
8 – Consentire ai bambini e ai ragazzi (di qualsiasi età) di esprimere tutti i loro dubbi e interrogativi sulle cose (per molti versi incredibili) che sono loro raccontate. A partire dalle loro domande farli discutere tra loro quanto più liberamente possibile. Va ricordato che su questa tematica, possono entrare in gioco pregiudizi, a volte trasmessi direttamente o inconsapevolmente dal linguaggio (si pensi alla connotazione negativa del termine ‘ebreo’ o ‘giudeo’, erratamente associato a Giuda Iscariota o “rabbino”, così come è usato negli stadi italiani).
9 – Far riflettere i bambini e in modo particolare i ragazzi più grandi sulla funzione della memoria, che è in parte individuale (basta fare una piccola esercitazione su un ricordo personale, magari dell’estate precedente), in parte famigliare o del gruppo –classe, ma in parte anche collettiva e pubblica: questo del resto è uno dei significati di questa giornata che non a caso si chiama “della memoria”: come ricordo collettivo del fattore unificante della Repubblica Italiana e della più vasta Europa libera, che sono nate dalla lotta contro il fascismo e il nazismo, e quindi dal rifiuto di ogni discriminazione, di tipo razziale o etnico. Alla memoria collettiva servono i luoghi (i ghetti, i campi di sterminio, ad esempio), i monumenti, le opere d’arte, i musei.
10 – Collegare l’antisemitismo al razzismo, che allora venne alimentato (in Italia) dalle vicende della guerra d’Etiopia: si veda la mostra e il volume su “La menzogna della razza”. Può essere efficace citare la frase di Einstein, che a chi gli chiedeva qual era la sua razza, rispondeva : “razza umana”. Ai ragazzi più grandi può essere offerta anche una storia culturale essenziale del razzismo e dell’antisemitismo, nei loro sviluppi più recenti in Francia, in Germania, e in Europa in genere.
11 – E’ essenziale che gli insegnanti -qualunque sia l’età dei bambini – dedichino a questa tematica (quando l’hanno già definita tra loro) un incontro con i genitori dei loro allievi, per informarli del loro programma e per coinvolgerli, laddove sia possibile: possono esserci ancora dei nonni che sono in grado di portare delle testimonianze significative, attraverso i loro ricordi. Ma possono esserci anche posizioni contrarie e presenza di pregiudizi: è bene essere preparati, facendo riferimento alla legge dello Stato, che ha istituito la giornata dalla memoria, approvata dal Parlamento italiano nel 1999 all’unanimità.
Professoressa Clotilde Pontecorvo – Università “La Sapienza”
(fonte: www.ucei.it)



2 commenti:

  1. eppure la gente dimentica e dimenticandi raccontare ai bambini quanto successo...

    RispondiElimina
  2. E' vero purtroppo! Spero che questo semplice post sul mio blog possa servire a chi volesse prenderne spunto per raccontare ai bambini.
    Ciao cara Renata, è sempre un piacere ritrovarti!

    RispondiElimina

Mi interessano i tuoi suggerimenti, i tuoi consigli, il tuo parere. Attendo il tuo commento e ti ringrazio!
Marina

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